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Terre Medicamentose e Depurazione

Spesso accade a chi osserva gli animali in natura di vedere gli stessi  mangiare la terra di particolari zone del terreno: si tratta delle cosiddette terre minerali o medicamentose, che, a seconda della composizione chimica, apportano nutrienti  o aiutano le funzioni di depurazione dell’organismo.

L’uomo, a partire dalla preistoria, ha utilizzato queste terre, per emulazione, per varie funzioni, che risultavano benefiche anche se non se ne conosceva il perché.

Molto più recentemente, con l’evoluzione della chimica analitica e dello studio del  funzionamento  del l’organismo umano si è giunti a dare una spiegazione scientifica dell’utilizzo delle terre.

In particolare, si sono scoperte le qualità depurative di alcune terre di origine vulcanica, le Zeoliti – Clinoptinoliti (Alluminosilicati), che sono minerali naturali dalla struttura microporosa, creatisi  dalla lava vulcanica entrata a contatto con l’acqua di mare, che grazie a migliaia di microcanali, sono in grado di legare rilevanti quantità di tossine e metalli pesanti dannosi.

Questa capacità è stata sfruttata in modo intensivo negli anni ’80 del secolo scorso dai Russi, dopo la tragedia di Chernobyl, per  attrarre e trattenere gli ioni positivi, come i metalli pesanti e gli isotopi radioattivi, per bonificare i terreni contaminati, per decontaminare le acque ed i bambini colpiti dalle radiazioni, per proteggerli dalla sovraesposizione alle radiazioni.

La Zeolite a seguito di questo utilizzo e degli studi che ne sono conseguiti, viene attualmente utilizzata in oncologia, allo scopo di ridurre gli effetti collaterali della radio e chemioterapia tradizionale.

Più semplicemente, dato che la  Zeolite è anche in grado di ridurre i radicali liberi in eccesso, che provocano lo stress ossidativo, responsabili dell’insorgenza o dell’aggravamento di molte malattie come diabete, malattie cardiovascolari, tumori ed invecchiamento precoce, viene utilizzata a scopo preventivo e per aumentare le difese immunitarie, per cui trova un efficace impiego per disintossicare l’organismo, rafforzare il sistema immunitario, eliminare i metalli pesanti e gli isotopi radioattivi, ridurre l’ammoniaca, le tossine da virus e batteri, le micotossine, la contaminazione tossica da pesticidi e solventi chimici, riduce le istamine con effetto antiallergizzante, ridurre i gas nel tratto digestivo, riequilibrando la flora batterica.

Poichè la zeolite non viene assorbita dall’apparato gastro-intestinale, essa viene espulsa con le feci insieme a tutto ciò che ha inglobato per osmosi nel suo percorso e che può diventare causa o concausa di diverse disfunzioni fisiologiche, attraverso l’alterazione degli equilibri metabolici.

Inoltre  la Zeolite rilascia nell’organismo degli oligoelementi e minerali di cui esso necessita. Il corpo cosi viene disintossicato, de-acidificato e snellito e contemporaneamente rimineralizzato: i suoi depositi di minerali vengono di nuovo riempiti. Infatti la sua struttura cristallina contiene cationi quali  calcio, magnesio, sodio, potassio ed altri oltre a molecole di acqua.

L’azione depurativa esplicata su fegato e reni risulta coadiuvante nelle diete, inquanto molte tossine vengono già chelate nel canale digestivo e non raggiungono quindi la circolazione.

Si possono notare anche benefici nella regolazione delle fasi del sonno e negli sport che sviluppano sforzi intensi, come la maratona o le gare di ciclismo, durante le quali, oltre alla produzione di acido lattico che disturba la prestazione, l’organismo produce anche ammoniaca, che è tossica per il cervello ed è responsabile di molte crisi di fatica.

Come accennato sopra questo minerale rientra a pieno diritto tra gli integratori efficaci per combattere e neutralizzare i radicali liberi. Un’alimentazione sbagliata, una vita sedentaria, un’eccessiva esposizione al sole e agli agenti inquinanti e, soprattutto, il fumo di sigaretta, sono responsabili di questo eccesso che è il ben noto  stress ossidativo.

L’utilizzo della sola Zeolite – Clinoptinolite assunta sotto forma di polvere causa però una serie di effetti secondari  spiacevoli, per cui riteniamo che essa debba essere utilmente integrata con la Montmorillonite.

E’ bene precisare che esistono sul mercato oltre 400 tipi di zeolite con qualità e proprietà estremamente differenti tra di loro. Una comparazione di prodotti basata solamente sul quantitativo di zeolite pro/dose senza conoscere con certezza il tipo di zeolite e il grado di purezza, è inutile e fuorviante.

La Montmorillonite ha un costo superiore alla zeolite. Per questa motivazione e soprattutto per il fatto che è necessaria conoscenza ed esperienza adeguate in campo chimico-farmaceutico, la formulazione con Montmorillonite si distingue come unica.

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Proteine Plasmatiche

Le proteine contenute nel plasma possono essere classificate in 2 gruppi: quelle sintetizzate dal fegato, fra cui l’albumina, e quelle prodotte dalle plasmacellule nell’ambito della risposta immunitaria, le immunoglobuline. Molte proteine plasmatiche sono in grado di legare particolari molecole con alta affinità e specificità. Tali proteine agiscono come riserva di queste molecole e, trasportandole ai tessuti, ne controllano la disponibilità e la distribuzione. Il legame ad una proteina plasmatica può rendere un composto tossico meno nocivo per i tessuti. Le loro funzioni sono quindi il trasporto di molecole lipofile, ferro e altre sostanze (albumina, transferrina), coagulazione del sangue (fibrinogeno, protrombina e altri fattori della coagulazione minori), funzioni enzimatiche (α1-antitrpsina, antitrombina), funzioni immunologiche (immunoglobuline) e funzioni endocrine(ormoni proteici).

L’Albumina rappresenta il 50% (circa 35-45 g/l) delle proteine del plasma ed è la principale proteina plasmatica priva di funzioni enzimatiche od ormonali che gioca un ruolo chiave nel trasporto di acidi grassi idrofobici e farmaci,  nel controllo della pressione osmotica, oltre a fungere da proteina di riserva in condizioni di digiuno ed a legare e trasportare la bilirubina al fegato, neutralizzandone gli effetti tossici.

La Ferritina è il principale composto deputato all’accumulo di ferro in quasi tutte le cellule del corpo ed è presente nel fegato e nel midollo osseo come riserva di ferro. Nel plasma la concentrazione di ferritina è proporzionale alla quantità di ferro accumulato e pertanto la valutazione della ferritina plasmatica è uno dei migliori indicatori di carenza di ferro.

L’Emosiderina è un derivato della ferritina e si trova nel fegato, nella milza e nel midollo osseo. Non è solubile in acqua e forma aggregati che rilasciano lentamente il ferro in caso di carenza di questo ione.

La Ceruloplasmina è la principale proteina di trasporto per il rame. Essa partecipa al trasporto del rame dal fegato ai tessuti periferici, ma è anche essenziale in altri processi quali la regolazione di reazioni di ossidoriduzione e il trasporto e l’utilizzazione del ferro.

Le Immunoglobuline, che sono proteine prodotte dai linfociti B in risposta a sostanze estranee, gli antigeni , costituiscono un gruppo eterogeneo di molecole, in grado di riconoscere e reagire con un’ampia varietà di antigeni specifici per dare origine ad una cascata di eventi che portano all’eliminazione dell’antigene stesso.

Il Fibrinogeno e la Protrombina presiedono i meccanismi della coagulazione del sangue e quindi all’emostasi.

L’Antitrombina funge da cofattore dell’Eparina per mantenere fluido il sangue ed evitare la formazione di Trombi.

Gli Ormoni Proteici  sono molecole di grandi dimensioni e quindi hanno una certa difficoltà a valicare la membrana plasmatica, perciò si legano a dei recettori di membrana (proteine glicosilate) e grazie a tale legame si innescano delle reazioni biochimiche a catena che culminano con la trasformazione dell’ATP in cAMP (adenosinmonofosfato ciclico). Questa sostanza fa, pertanto, le veci dell’ormone, passandone all’interno della cellula il messaggio, ossia agendo come secondo messaggero. In altri termini, quest’ultima categoria di ormoni agisce attraverso una trasduzione del segnale. Un esempio di ormone peptidico è ad esempio l’insulina (deficitaria nel diabete di tipo I).

Come si può dedurre , le proteine plasmatiche svolgono una serie di importantissime funzioni per l’equilibrio dell’organismo umano, e sono, quando il loro contenuto nel sangue risulti alterato rispetto ai parametri di normalità, la conferma dell’esistenza di uno stato patologico in atto.

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Linfociti

I linfociti sono globuli bianchi essenziali per la risposta immunitaria dell’organismo, in quanto sono gli autori della risposta immunologica acquisita, ossia di quella reazione di difesa contro i microrganismi estranei non innata, ma che viene indotta tramite l’introduzione di un antigene. Si distinguono in tre popolazioni linfocitarie: linfociti T, linfociti B e linfociti Natural Killer (anche linfociti NK).

I linfociti T sono capaci di riconoscere e distruggere le cellule infettate, prevenendo la riproduzione del patogeno e delle cellule impazzite (tumorali) con un meccanismo tipico di ogni individuo, che è poi quello che causa il rigetto nei trapianti. La differenza con i linfociti B (detti anticorpi o immunoglobuline) è che mentre questi ultimi sono in grado di legarsi direttamente agli antigeni, le cellule T si legano soltanto ad altre cellule umane che presentano frammenti di antigene, perché infettate  oppure perché deputate alla digestione dell’estraneo . Nel primo caso, l’intervento dei linfociti T citotossici porta alla distruzione della cellula infettata, nel secondo l’intervento dei linfociti T helper aumenta la risposta immunitaria.

I linfociti B possono essere paragonati a tante sentinelle, ognuna delle quali possiede un numero esiguo di cloni capaci di riconoscere un ben preciso antigene grazie alla presenza di recettori (anticorpi) sulla propria membrana esterna. Quando nel torrente sanguigno un linfocita B incontra il proprio antigene, prolifera diverse volte dando origine a cellule figlie dette cloni; una parte della popolazione clonale si attiva in plasmacellule, che sintetizzano in gran quantità gli anticorpi specifici presenti sulla membrana del loro precursore; la rimanente quota funge da serbatoio di memoria contro future infezioni, che verranno contrastate in maniera più rapida ed efficace. La produzione dei cloni linfocitari avviene sotto lo stimolo dei linfociti T helper. Gli anticorpi prodotti dalle plasmacellule, noti anche come immunoglobuline, si legano agli antigeni segnalandone la pericolosità alle cellule preposte alla loro distruzione.

I linfociti T non sono rappresentati da una popolazione omogenea, ma questa risulta formata da diverse sottopopolazioni:

linfociti Tc, citotossici o linfociti Natural Killer intervengono nella risposta immunitaria precoce. Il loro nome ne lascia chiaramente trasparire la funzione biologica: i linfociti natural killer, infatti, inducono al suicidio la cellula bersaglio (in particolare quelle tumorali infettate da virus). Allo stesso tempo secernono varie citochine antivirali, che inducono le cellule non ancora infettate ad attuare meccanismi in grado di inibire la replicazione dei virus.

linfociti Th (T helper): stimolano e sostengono l’azione di riconoscimento e quella di risposta dei linfociti T e B (favorendone la differenziazione in plasmacellule e la produzione di anticorpi); costituiscono il bersaglio elettivo del virus dell’AIDS (HIV);

linfociti Ts (T suppressor): bloccano l’attività dei linfociti T helper e citotossici;

linfociti T DHT (T Delayed Type Hypersensitivity): sono mediatori dei fenomeni infiammatori ed in particolare della ipersensibilità ritardata:

Al contrario dei linfociti B, la cui vita media è di pochi giorni, i linfociti T sopravvivono per diversi mesi o anni.

Esistono alcune sostanze che sono in grado di stimolare la produzione di linfociti. Ciò è particolarmente utile per rafforzare le difese immunitarie. L’aminoacido arginina, per esempio, è in grado di stimolare la produzione di linfociti T. In effetti bastano pochi giorni di assunzione di una dose di arginina non minimale (0,5 g per ogni 10 kg di peso) e il numero dei linfociti aumenta sensibilmente.

Si tratta nel complesso di cellule iperspecializzate, in grado di combattere ogni diverso antigene che aggredisca l’organismo. In caso di una prima esposizione immunologica i tempi di risposta sono piuttosto lunghi, ma grazie alla conservazione di una “memoria” i successivi attacchi vengono debellati in maniera assai più rapida ed efficace. E’ su questo principio che si basano le vaccinazioni.

Soltanto il 5% del patrimonio linfocitario dell’organismo è presente nel circolo sanguigno; la quota preponderante di linfociti si trova invece nei tessuti linfatici (milza, timo, e soprattutto linfonodi). A questo livello, i linfociti hanno la possibilità di maturare ed agire prontamente contro gli antigeni penetrati nell’organismo attraverso mucose o soluzioni di continuo della cute. In presenza di una severa infezione, i linfociti si moltiplicano velocemente, aumentando – talvolta in misura considerevole – il volume dei linfonodi.