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Osteoporosi

L’Osteoporosi è una patologia ad elevato costo sociale che coinvolge una larga parte della popolazione anziana. La sua incidenza è cresciuta notevolmente negli ultimi decenni in relazione all’allungamento dell’aspettativa di vita.

Coinvolge il  23% circa della popolazione femminile al di sopra dei 40 anni ( la percentuale aumenta drammaticamente oltre i 60anni ) ed il 14% della popolazione maschile al disopra dei 60 anni.

La cura e la prevenzione rappresentano una delle maggiori sfide affrontate dalla Sanità in ambito europeo in quanto la patologia causa fratture a carico delle vertebre, del femore e del polso, spesso con esito mortale. L’informazione e la prevenzione sono l’arma più efficace per ridurre il numero di fratture e la conseguente disabilità che rappresentano, come detto prima, un costo sociale elevatissimo.

Il tessuto osseo è costituito da una proteina, il Collagene, e da Fosfato di calcio, e si rinnova costantemente, subendo però un rallentamento con l’avanzare dell’età e per altri fattori, tra cui, ad esempio il calo della produzione ormonale nei soggetti di sesso femminile.

Un’ altra importantissima causa di deplezione o carenza di Calcio e Fosforo è la malnutrizione o la presenza di patologie renali, frequenti nell’anziano.

Analizziamo ora principali fattori di rischio, suddividendoli in fattori che possono essere corretti ed altri intrinseci :

Possono essere corretti:

  • Alimentazione povera di calcio
  • Fumo
  • Disordini alimentari, come l’Anoressia e la Bulimia.
  • Sedentarietà
  • Abuso di alcool, che interferisce coi meccanismi di captazione del calcio
  • Uso di corticosteroidi antinfiammatori ed altri farmaci
  • Scarsa esposizione alla luce solare
  • Insufficiente intake di vitamina D con gli alimenti

Fattori intrinseci:

  • Sesso, le donne hanno un’incidenza di fratture doppia rispetto agli uomini.
  • Età, man mano che avanza aumenta il rischio di osteoporosi.
  • Razza, l’incidenza è superiore nei bianchi
  • Famigliarità
  • Corporatura, i magri, probabilmente perché hanno meno massa ossea di riserva, sonopiù soggetti alle fratture.
  • Eccesso di ormoni tiroidei
  • Patologie renali a carico dei tubuli, che sono deputati al riassorbimento del Calcio, soggetti gastrectomizzati, sofferenti di morbo di Chron, celiaci, sofferenti di patologie a carico delle ghiandole paratiroidi e di morbo di Cushing (patologia a carico delle ghiandole surrenali con iperproduzione di corticosteroidi).

La malattia, nelle sue prime fasi, è asintomatica, ma quando le ossa cominciano ad indebolirsi progressivamente iniziano a palesarsi i sintomi, e cioè mal di schiena, anche intenso, provocato dalla frattura o dal collasso di una vertebra, diminuzione della statura, postura curva, che evolvono in seguito in frattura delle vertebre, del polso, del femore o di altre ossa.

Le fratture sono le complicazioni più frequenti e gravi dell’osteoporosi. Spesso colpiscono le vertebre o il femore, cioè le ossa che sostengono direttamente il corpo. Le fratture al femore spesso sono provocate da una caduta. Anche se la maggior parte dei pazienti si riprende relativamente bene grazie alle terapie chirurgiche moderne, le fratture al femore possono essere invalidanti e causare persino la morte come complicazione postoperatoria, soprattutto tra gli anziani. Sono frequenti anche le fratture al polso dovute alle cadute. In alcuni casi le fratture alla colonna vertebrale possono verificarsi anche senza eventi traumatici, come una caduta. Le ossa della schiena (vertebre) possono essere talmente deboli che iniziano a comprimersi e a collassare. Le fratture da compressione sono molto dolorose ed impiegano molto tempo per guarire e causano diminuzione della statura ed assunzione di una postura curva.

Per la prevenzione è indispensabile sottoporsi ad esami che possono rivelare precocemente l’insorgere della patologia, e cioè ad indagini strumentali in grado di rilevare la densità ossea, come la mineralometria ossea computerizzata (MOC),l’ Assorbimetria a raggi X a doppia energia, che misura la densità delle vertebre, del femore e del polso, le zone che hanno maggior probabilità di essere colpite dall’osteoporosi, l’Ecografia, la Tomografia computerizzata (TAC) quantitativa e l’Assorbimetria a singolo raggio fotonico.

Per curare e prevenire l’Osteoporosi i consigli da seguire sono:

  • Seguire un’alimentazione corretta, con alimenti che contengono Calcio (e quindi latte, i derivati del latte come i formaggi, le mandorle, i broccoli, gli spinaci, i cavoli cotti, il salmone in scatola, le sardine ed i prodotti derivati dalla soia, come il tofu, le arance ), vitamina D (presente nel pesce grasso, ad esempio nel tonno e nelle sardine, e nel tuorlo d’uovo ) ed eventualmente assumere integratori di calcio ( gli integratori di calcio sono altrettanto efficaci del calcio ricavato dalla dieta: sono tra l’altro poco costosi e ben tollerati dall’organismo. Un effetto indesiderato causato dagli integratori di Calcio è la costipazione, cioè la difficoltà a defecare. In questo caso basta bere più acqua ed inserire nella dieta più alimenti ricchi di fibre, come frutta e verdura ) e di vitamina D se l’apporto alimentare è insufficiente (inferiore alle 500 Unità internazionali al giorno) o se, per una qualsiasi ragione, l’esposizione alla luce solare è insufficiente o nulla.
  • Disordini alimentari. Le donne e gli uomini affetti da anoressia o da bulimia hanno un maggior rischio di diminuzione della densità ossea.
  • Stile di vita sedentario. Chi sta a lungo seduto ha maggiori rischi di soffrire di osteoporosi rispetto a chi è più attivo.
  • Consumo eccessivo di alcool.
  • Uso di corticosteroidi antinfiammatori.
  • Mantenere una postura corretta quando si lavora per lungo tempo ad una scrivania, si guida, si legge, con frequenza interrompere ed alzarsi in posizione eretta, praticando alcuni semplici movimenti di stretching.
  • Prevenire le cadute accidentali, ponendo attenzione alla superficie su cui si cammina, per evitare ostacoli, munire di superfici antiscivolo docce e vasche da bagno.
  • Sollevare pesi piegando le ginocchia, non la schiena.
  • Ricorrere, in caso di necessità, alla terapia farmacologica prescritta dal medico ( terapia ormonale, Calcitonina ed altri farmaci, che però spesso hanno effetti indesiderati importanti ) e gestire un’opportuna terapia del dolore.
  • Ricordare che prevenire è sempre meglio che curare, quindi far propri i tre capisaldi per una buona salute dell’apparato osseo: adeguato apporto di calcio, adeguato apporto di vitamina D, esercizio fisico regolare, con esercizi di forza per rafforzare la muscolatura e mantenere una corretta postura ed esercizi di resistenza ( camminare, correre, fare le scale, andare in bicicletta sono i più semplici ), che servono a coinvolgere le ossa delle gambe e la parte bassa della schiena.
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Patologie Renali e Vitamina D

Una situazione patologica che coinvolge l’Apparato Renale, con perdita progressiva della sua funzionalità, fattore che si verifica specialmente nell’anziano per varie cause, tra le quali la più importante è la scarsa idratazione, porta a varie complicanze, fino ad arrivare alla perdita progressiva e irreversibile della funzione renale, che rende necessario un trattamento sostitutivo, rappresentato dalla dialisi o dal trapianto.

Tra le importanti funzioni svolte dal rene rientra l’attivazione della vitamina D (colecalciferolo) introdotta con la dieta. Questa viene dapprima metabolizzata dal fegato in idrossicolecalciferolo (25-OH-D3), poi a livello renale subisce un’ulteriore idrossilazione che la trasforma nella sua forma attiva (diidrossicolecalciferolo o 1,25-OH-D3). Le funzioni della vitamina D attiva consistono nel favorire l’assorbimento del calcio nell’intestino tenue e la sua mobilizzazione dall’osso.

Di conseguenza, una riduzione della vitamina provocherà una tendenza all’ipocalcemia, con effetti devastanti nelle donne post menopausa e negli anziani, soggetti nei quali la frattura dell’anca o del femore sono purtroppo frequenti. La vitamina D, inoltre, inibisce l’azione del paratormone (PTH), un ormone prodotto dalle paratiroidi, anch’esso responsabile del mantenimento della calcemia. Il paratormone agisce sul tubulo prossimale favorendo il riassorbimento di calcio e aumentando l’escrezione dei fosfati; agisce inoltre sull’osso promuovendo la mobilizzazione del calcio sotto forma di idrossiapatite e stimola l’attivazione renale della vitamina D. In condizioni normali, vitamina D e paratormone agiscono sinergicamente per mantenere la stabilità del calcio plasmatico.

Nell’insufficienza renale cronica, la produzione della vitamina D, e quindi la calcemia, tende a ridursi. Contemporaneamente, la riduzione progressiva della velocità di filtrazione glomerulare comporta una ridotta escrezione urinaria di fosfato, determinando un aumento dei livelli plasmatici di questa sostanza. La riduzione del calcio plasmatico e l’aumento del fosfato stimolano la produzione di paratormone; questo rappresenta un tentativo di riequilibrare i due ioni regolandone l’escrezione renale. Si instaura così un iperparatiroidismo secondario. Nella malattia renale cronica moderata l’aumento del PTH riesce ancora a compensare le alterazioni metaboliche; con la riduzione della velocità di filtrazione glomerulare a meno di 30 ml/min (stadio 4), cominciano a manifestarsi ipocalcemia e iperfosforemia.